Il famoso musicologo e direttore dorchestra Hans Von Bulow, parafrasando lincipit del Vangelo secondo Giovanni, ebbe a dire: Am Anfang war der Rhithmus (in principio era il ritmo). Confucio molto tempo prima aveva detto: La musica è il ritmo.
Noi possiamo azzardare che il ritmo, quale evento che sta alla base di tutte le arti, nellaccezione tecnica che ci riguarda, rappresenta lelemento naturale che ordina i suoni.
Questa dimensione ordinata dei suoni, nellesecuzione musicale, si può ottenere in due modi: leggendo i segni di durata della notazione, oppure seguendo istintivamente la successione degli accenti forti e deboli.
Nel primo caso, si corre il rischio di realizzare un ritmo artificiale in quanto dipendente solo dalla lettura dei valori musicali. Nel secondo, invece, si esegue un ritmo istintivo e quindi naturale.
Lesecutore dovrebbe saper distinguere la differenza tra i due modi, per stabilire il predominio dellelemento naturale su quell'artificiale. Ma ciò, ovviamente, diventa difficile quando il ritmo viene identificato con le figure di valore e/o confuso con altri coefficienti artificiali della notazione, come la misura, sulla cui utilità però non vè alcun dubbio.
Nellantichità il ritmo era lunico elemento musicale conosciuto. Tuttora gli aborigeni di alcuni gruppi etnici suonano e vanno a tempo senza conoscere alcuna notazione né misura né valori di durata.
Il ritmo è anche la legge costante dellattività organica (ritmo cardiaco, respiratorio, ecc.). La rapidità dei ritmi organici è sempre in rapporto agli sforzi necessari per compiere un qualsiasi impegno fisico: una corsa accelera i battiti del cuore e la respirazione, così come una musica può essere accelerata, dallesecutore o dal direttore dorchestra, quando linterpretazione lo richiede, senza che il ritmo si perda.
René Dumesnil, autore di un importante trattato sul ritmo musicale, ha fatto notare come nelle opere di Wagner s'incontrano spesso i Leit-motiv dal ritmo invariabile, che si adattano alle misure più diverse: binarie o ternarie, semplici o composte. In pratica, ciò che mantiene la loro unità ritmica, rendendoli riconoscibili, è la successione degli accenti che ritornano sempre in ordine puntualmente identico, ma indipendentemente dai valori di durata.
Un altro esempio di autonomia ritmica si trova nellAllegro della sinfonia del Nabucco di Verdi, dove lo stesso tema è scritto in due modi diversi. Nel 4/4 (in due) con pausa coronata di minima, semiminima e due crome, e ancora due crome, pausa di semiminima, semiminima e due crome. Nel successivo Allegro (tempo tagliato in uno) la figurazione si presenta con minima e due semiminime, due semiminime e pausa di minima, in modo tale che gli accenti non cadano negli stessi punti. Sicché nel 4/4 il tema inizia in levare, mentre nel tempo tagliato lo stesso tema inizia in battere. La sensazione ritmica che noi riceviamo è la stessa e, ascoltandoli separatamente, non ci rendiamo conto di trovarci nelluno o nellaltro caso.
Altri esempi del predominio della componente naturale su quella artificiale si possono ricavare dalla musica ritmica popolare (Jazz classico, afro-latino-americana, ecc.) dove lesecutore raramente segue la musica scritta, e ciò non perché egli abbia memorizzato i valori di durata dei suoni (né lo potrebbe, visto che lo strumentista in questi generi musicali deve anche improvvisare), ma soltanto perché egli possiede uno spiccato senso del ritmo.
Nella musica colta, invece, accade spesso il contrario perché, alcuni esecutori, in luogo di realizzare il ritmo in modo naturale (mediante successione ad intervalli regolari degli accenti forti e deboli, indipendentemente dalla loro durata), lo fanno scaturire dal conteggio delle figure di valore. Sicché, anche per lesecuzione di semplici e noti brani popolari, sono costretti a seguire la parte, o ad imparare a memoria i segni di durata dei suoni. Non deve stupire, perciò, il fatto di ascoltare musicisti anche preparati che, quando viene a mancare il supporto grafico dal quale scaturisce il loro ritmo, creano quella che tecnicamente viene definita squadratura.
La spiegazione di questo fenomeno va ricercata nel fatto che, negli studi tradizionali di base, si preferisce lapprendimento dei segni di valore, considerato ancora propedeutico, per le esercitazioni pratiche (come se ad un bambino per farlo parlare s'insegnasse prima a leggere). In secondo luogo, nel fatto di sottovalutare puntualmente la pratica di generi popolari, a carattere prevalentemente ritmico, che sarebbero molto utili a livello formativo. Infine, nellignorare le grandi potenzialità offerte dalla moderna tecnologia che, coniugando parametri come la visione e lascolto la cui mancanza ha sempre limitato lefficacia didattica del libro scritto, ha aperto nuove frontiere nella didattica musicale a tutti i livelli.
Lacquisizione ritmica in modo istintivo preparerebbe, invece, anche allimprovvisazione creativa della musica davanguardia, trasformando la frantumazione dello schema ritmico tradizionale soltanto in un fatto grafico. Questo perché laleatorietà (in altre parole la decisione del compositore di lasciare completamente o in parte la responsabilità della creazione ritmica allesecutore) che spesso si accompagna allasimmetria ritmica, potrebbe essere interpretata anche in modo lineare se lesecutore fosse in grado di dare una quadratura, in senso classico, ai nuovi segni.
Nello studio musicale di base in teoria viene data molta importanza allelemento ritmico. In pratica succede, invece, che la dilatazione dei tempi, con luso esagerato della suddivisione, assieme ai movimenti di autodirezione e alla ricerca del nome delle note, portano spesso a confondere lunico elemento naturale della musica con altri componenti artificiali della notazione che, pur importanti ai fini dellesecuzione, non possono sostituire quello che Arthur Honegger, giustamente, ha definito lelemento fondamentale della musica.
Sarebbe quindi auspicabile un cambio di rotta nellinsegnamento musicale di base. Un cambio che desse la precedenza alle applicazioni istintive per anticipare quelle soluzioni pratiche che, trasformando in entusiasmo la noia che spesso s'accompagna al metodo tradizionale, potrebbe recuperare alla scuola musicale tanti elementi che da essa si allontanano prematuramente.