QUANDO LA MUSICA CAMBIA "COLORE"

di Antonio Buonomo

Cari amici,
in questo primo articolo del nuovo anno, la SISP mi dà l’opportunità di parlarvi di quando i suoni cambiano “colore”: ovvero delle trascrizioni.
Il timbro o colore, una delle tre qualità del suono (assieme all’altezza e all’intensità), ci consente di individuare la diversa fonte sonora di due o più suoni d’uguale altezza e intensità. Con parole più semplici, anche quando due o più strumenti emettono gli stessi suoni, grazie al timbro, noi riusciamo a stabilire se si tratta di una tromba, di un violino, ecc. Senza questa caratteristica fondamentale, la percezione auditiva del suono sarebbe sempre uguale e le trascrizioni, da uno strumento all’altro, non avrebbero senso.
La musica trascritta, per una sezione “giovane”, come quella delle percussioni (che non ha una letteratura classica di base), riveste un’importanza didattica vitale.
Ad onor del vero va detto, però, che non tutti sono d’accordo sulla validità musicale delle trascrizioni. Alcuni le considerano una forma d’arte, altri salvano soltanto capolavori, come i Quadri di un’esposizione (famosissima trascrizione di Ravel da Mussorgsky), altri ancora le ritengono addirittura un oltraggio all’arte perché, a loro dire, nessuno si dovrebbe permettere di alterare, o trasformare, la creazione originale di un altro autore.
Noi siamo tra quelli che sono convinti del grande valore musicale e didattico delle trascrizioni, ma a condizione che le stesse restino musicalmente fedeli al testo originale. A chi parla di oltraggio all’arte facciamo notare che anche in pittura esistono famosi capolavori, che si possono considerare una sorta di “trascrizione”, come, ad esempio, la discussa Gioconda con i baffi di Marcel Duchamp.
In musica il termine trascrizione ha vari significati, tra cui quello della trasformazione in notazione tradizionale di musiche antiche, scritte con altri segni, e della scrittura di arie popolari, canti di lavoro e di certa musica istintiva e primitiva.
Nell’accezione tecnica che ci riguarda, per trascrizione si deve intendere la stesura musicale per strumenti diversi da quelli della versione originaria. In pratica, la trasposizione da un organico strumentale all’altro. Famose, in questo senso, sono le trascrizioni per organo dei Concerti per violino di Vivaldi fatte da Bach, e quelle di Liszt (che trasporta su uno strumento ricchissimo di letteratura originale, come il pianoforte, il virtuosismo violinistico di Niccolò Paganini). Attenzione, però, a non confondere la riduzione con la trascrizione. Generalmente, nel caso della riduzione, si tratta di creare il famoso “spartito” (che consiste, per l’appunto, nel “ridurre” o adattare per pianoforte una partitura d’orchestra). A questo proposito va chiarito che oggi il termine “spartito” viene erroneamente usato per indicare la parte singola di un qualsiasi strumento, mentre dovrebbe essere riservato solo alla riduzione per pianoforte della partitura orchestrale.
Tempo fa su queste stesse pagine, recensendo il concerto di un marimbista russo, facemmo notare che le trascrizioni per strumenti a percussione, a causa della mancanza di un'estensione adeguata di vibrafono, xilofono e marimba, spesso non rispettano la successione delle varie parti. Questo significa, ad esempio, che la voce inferiore viene trasportata all'ottava superiore falsando, nella migliore delle ipotesi, gli intervalli scritti dall'autore. Si pensi alla differenza d’ascolto di due note vicine ascoltate a distanza di nona e di seconda.
Anche per le trascrizioni, quindi, ci sono delle regole musicali da seguire, sia per ragioni educative e didattiche, sia per rispettare lo spirito dell’opera originale.
Per giudicare la validità di una trascrizione non è necessario aver conseguito il diploma di “alta composizione”, basta ascoltare più volte la musica originale e confrontarla con la trascrizione. Se, ad esempio, nella parte trascritta vi sono delle discrepanze che nell’originale non si avvertono, vuol dire che le regole di cui abbiamo parlato non sono state rispettate.
Il percussionista trascrittore dovrebbe tenere presente che, quando in una creazione musicale vengono sostituiti i pilastri principali (cioè i suoni bassi) è come se ad un’orchestra si togliessero i contrabbassi.
Nella letteratura classica abbondano le musiche con i requisiti necessari per la trascrizione; basta avere la pazienza e un po’ d’intuito per cercarle. In più, quando si vuole trascrivere per più strumenti, e non si ha l’estensione con le tastiere, si possono sempre aggiungere i “contrabbassi” delle percussioni, com’è stato fatto nell’esempio che abbiamo preparato.
Buon lavoro.