ATTENZIONE AL "FAI DA TE" DIDATTICO

Una tecnica nasce e si evolve, attraverso il tempo, fino ad affermarsi con il nome di chi l’ ha ideata o di chi ha avuto il merito di farla conoscere.
Così nacquero, ad esempio, la presa occidentale “alla Borg” nel tennis, il tiro “all’ungherese” nel calcio, e la tecnica dell’incrocio “alla Rameau”, per gli strumenti a tastiera in campo musicale.
Non mancano, tuttavia, esempi d’involuzione di tecniche già affermate le cui cause vanno ricercate, in massima parte, nel “fai da te” didattico.

Di solito esistono due categorie di studiosi: quelli che si affidano al testo scritto e quelli più fortunati (perché possono permettersi di andare in capo al mondo) che imparano direttamente alla fonte.
I primi (che poi sono la stragrande maggioranza), si dividono a loro volta in due categorie: quelli di talento che, pur non comprendendo tutti i meccanismi di una tecnica sconosciuta, riescono ad aggiungere qualcosa di nuovo, e di meglio, a quanto appreso da un mezzo di comunicazione incompleto come il libro; e quelli, non di talento, che personalizzano in negativo ciò che non riescono a capire o ad assimilare.
E’ quasi ovvio, quindi, che questi ultimi, veri e propri “portatori sani” di difetti, anche quando non sono famosi, rappresentano un pericolo reale per gli ignari studenti che hanno la sfortuna di rivolgersi a loro.

Il gesto di suonare un qualsiasi strumento a percussione è fondamentalmente un atto istintivo che spesso è messo in discussione da chi, senza averne la competenza, si avventura in analisi scientifiche che servono solo a confondere le idee.
Tutti sono capaci di leggersi un trattato di anatomia per scrivere cose complicate sui movimenti di polso dita e braccia che, quando non causano danni, servono soltanto a rendere più macchinoso un gesto naturalmente fluido.

Spezzettare la tecnica con troppi dettagli, di qualunque tipo, spesso significa bloccare i movimenti istintivi che sono alla base dell’atto e dell’arte di suonare le percussioni.

Suonando, osservando e insegnando, per oltre quarant’anni, a percussionisti d'ogni età e d'ogni livello abbiamo iniziato a cercare, ed a sviluppare gradualmente, una nuova tecnica d’insegnamento che, oltre ad essere adatta per tutti i principali strumenti della percussione, permetteva a chi la usava di ottenere i massimi risultati con il minimo sforzo.

Per prima cosa abbiamo potuto stabilire che tutti quelli che chiedevano il nostro aiuto avevano molti difetti in comune quali, ad esempio, movimenti troppo meccanici, per aver tentato di imitare le movenze degli artisti visti in televisione, o per indigestione da slogan triti e ritriti quali, ad esempio, “La bacchetta è il prolungamento della mano” (o delle dita). Messi davanti ad una tastiera poi, nell’eseguire una semplice scala a più ottave, cominciavano a “passeggiare” goffamente per raggiungere anche con il corpo i tasti da suonare.
E’ nata così l’idea di elaborare un modo di suonare, senza fronzoli, basato principalmente sull’istinto e sul controllo naturale delle bacchette. Una tecnica universale che ognuno, senza bisogno di imitare nessuno, può personalizzare aggiungendo il proprio talento.

Il problema principale d'ogni percussionista o tastierista è quello di ottenere un bel suono e una tecnica “pulita”, anche alle grandi velocità, senza sforzo e senza pericoli di traumi dovuti ad un'eccessiva tensione delle articolazioni.
Noi, dopo tanti anni di esperienze didattiche seguite da accurate analisi dei risultati, possiamo affermare che questo problema non esiste per chi ha studiato la nostra metodologia, iniziata con “Il suono della percussione” (Curci- Milano 1982) e consegnata alle immagini con il DVD “La scuola di percussioni e batteria” (Curci - 2006).