Come si accordano le percussioni e i timpani sinfonici e che differenza c’è tra l’accordatura delle percussioni classiche, gli strumenti etnici e la batteria?

Accordare uno strumento a percussione, indipendentemente dal contesto musicale nel quale si opera, significa predisporre l'intonazione iniziale allentando o tendendo le pelli. Ciò vuol dire che, oltre a regolare l'uniformità della tensione delle membrane, bisogna stabilire anche l'altezza dei suoni che si vogliono o che si devono ottenere. Questo riguarda, ovviamente, la ricerca finale del suono perché qualsiasi strumento a percussione non potrà mai essere ben accordato, se non è stato preventivamente "registrato", cioè preparato nel modo migliore per suonare.
La "registrazione" (dai timpani ai vari tipi di tamburi) si effettua allentando o tendendo le viti tiranti, fino ad ottenere lo stesso suono in corrispondenza di ogni bullone.
Questa operazione preliminare è importantissima perché, mentre un violino o una chitarra hanno una sola vite su cui agire per allentare o tendere ogni singola corda, un tamburo ha dieci o dodici viti, per allentare o tendere una pelle. Ne consegue che, se in corrispondenza di ogni vite le frequenze non sono tutte uguali, il suono non potrà mai essere preciso o addirittura ”determinato”. Del resto, questa è la vera ragione per la quale anche i timpani (membranofoni a suono determinato), a volte, non sono intonati.
Per capire come si fa per ottenere una perfetta intonazione fra due o più strumenti, o anche in corrispondenza di ogni vite, bisogna sapere che la sovrapposizione di due suoni della stessa altezza, che differiscono fra loro di qualche vibrazione, produce una pulsazione irregolare conosciuta con il nome di “battimenti”. Questa irregolarità, che nasce dalla fusione dei due suoni leggermente disuguali, è caratterizzata dall’alternanza di un rafforzamento e un indebolimento del suono (una sorta di piccolissime pulsazioni forti e deboli) che solo un orecchio ben educato e allenato riesce a percepire. Pertanto, lo strumentista può eliminare il fenomeno dei battimenti e ottenere l’uguaglianza dei suoni. In altre parole, se lo strumentista riesce ad uniformare le frequenze dei suoni della stessa altezza i battimenti spariscono e la nota può dirsi intonata.
Il fenomeno dei battimenti si può percepire ascoltando il vibrato di una tromba o di un violino. Infatti, il vibrato di questi strumenti non è altro che una piccolissima variazione delle frequenze sonore, verso l’alto e verso il basso, ottenuta rispettivamente con un veloce tremolio delle labbra, o dello stesso strumento, e con rapidissimi e impercettibili movimenti del dito sulla corda.
Gli strumenti etnici sprovvisti di viti tiranti e di corde di tensione vanno accostati a fonti di calore e tenuti coperti quando non si usano. Non a caso gli indiani d'America mettevano tutti i tamburi vicino al fuoco prima delle danze. Bisogna evitare, però, di innalzarne troppo il tono altrimenti, quando si preme la pelle con la mano per far salire l'intonazione, diminuisce la gamma dei suoni a disposizione.
Nell'orchestra classica gli strumentisti per accordare, prendono come punto di riferimento una nota (solitamente il La/3- 440 Hz, definito “centrale” perché si trova al centro della tastiera del pianoforte) e impostano i loro strumenti su questa nota. Gli archi, aumentando o riducendo la tensione delle corde, i timpani, allentando o tendendo le pelli.
Per le cosiddette percussioni a suono indeterminato, come quelle etniche e la batteria, non ci sono regole fisse d'intonazione ma è necessario considerare diversi fattori tra cui, in primo luogo, le esigenze musicali relative al genere che si deve interpretare.
Tutti gli strumenti a membrana, se suonati piano ed in modo corretto, producono suoni facilmente individuabili perché più poveri di suoni armonici (come, ad esempio, quelli del flauto). Questa particolarità va sfruttata per accordare servendosi di suoni definiti, in modo da ottenere sia ad orecchio, sia con l'intonatore elettronico, l'uniformità di tensione su tutti i punti della pelle.
Per la batteria, un buon equilibrio, misure permettendo, una volta si otteneva intonando i quattro strumenti di base (cassa, tom a terra, tom acuto e tamburo) con gli intervalli del secondo rivolto dell'accordo di SI bemolle maggiore (più noto come squillo militare dell'Attenti!). Vale a dire FA sotto al pentagramma in chiave di basso alla cassa, SI bem. al tom a terra, RE al tom acuto, FA (ottava sopra alla cassa) al tamburo. Con strumenti di misure diverse, si possono cambiare le note mantenendo inalterati gli intervalli. Mentre, per altri membranofoni, in aggiunta agli strumenti di base, si consiglia sempre un'intonazione per terze, o in sequenza, evitando accuratamente l'unisono che non è mai preciso anche con strumenti melodici.

Perché nella scrittura per batteria trovo sempre delle differenze fra un autore e l’altro?

La notazione per batteria è stata per lungo tempo alla mercé delle esigenze (o preferenze) degli autori. Ecco perché ci si affida alla “legenda” iniziale, per spiegare la corrispondenza dei vari strumenti. Tuttavia, col passare del tempo, sono andati sempre più affermandosi dei capisaldi usati e accettati dalla maggior parte dei batteristi. Vale a dire: la cassa al primo spazio, il tom a terra al secondo, il tamburo al terzo, altro tom al quarto e il charleston con bacchette, con la classica “crocetta”, sopra al pentagramma. Per tutti gli altri strumenti quali, ad esempio la seconda cassa, si usano le linee o simboli diversi. Sicché, anche se gli strumenti da segnare sono aumentati rispetto al passato, oggi si può già parlare dell’esistenza di una notazione unitaria anche per la batteria.


Perché sul tamburo non riesco ad ottenere un bel rullo corposo?

Per ottenere un rullo “corposo”, o sostanzioso, sul tamburo bisogna adoperare la tecnica dei colpi tripli o multipli (al posto della tradizionale tecnica dei doppi colpi) perché con questi rulli si ottengono più colpi con meno movimenti delle mani. Il rullo a colpi doppi richiede una grande accelerazione dei movimenti per produrre molti colpi, cosa che spesso si traduce in sgradevoli e non previste accentuazioni. Realizzando, invece, più colpi con meno movimenti si può ottenere un rullo più pieno con maggiore tranquillità.

Quali sono i principali rulli, in che cosa differiscono fra loro e quale rullo preferire sui timpani e sul tamburo?

I rulli più usati per gli strumenti a membrana suonati con bacchette sono: il rullo a colpi singoli, che si ottiene suonando un solo colpo per ogni mano, il rullo a colpi doppi, che si esegue con l’alternanza di due colpi per mano, il rullo a colpi tripli, che si realizza con un colpo triplo per ogni mano e il rullo a colpi multipli (da non confondere con il cosiddetto “rullo strisciato”) che in teoria si ottiene eseguendo una serie imprecisata di colpi per ogni mano (in genere almeno tre o quattro per mano).
La differenza, fra i vari tipi di rullo, oltre al numero dei colpi contenuti in ciascun movimento, sta nel risultato sonoro che può variare a seconda dello strumento sul quale il rullo viene eseguito.
Con strumenti a lunga risonanza, come ad esempio i timpani, si preferisce la tecnica dei colpi singoli per la sua maggiore potenza. Con strumenti a risonanza breve, come il tamburo, si ricorre invece ai colpi doppi, tripli o, meglio, ai colpi multipli per avere, come già detto, una maggiore continuità di suono con meno movimenti delle mani.

Come mai il rullo con l’attacco a due bacchette contemporaneamente, pur essendo così utile e importante, non viene molto usato nella pratica musicale?

La tecnica del rullo iniziato a due bacchette simultanee nasce dall’esigenza di uniformare l’attacco delle percussioni a quello di tutti gli altri strumenti dell’orchestra. Se i fiati e gli archi eseguono le note tenute con un unico attacco, le percussioni non possono adeguarsi se eseguono un attacco doppio (in pratica il famoso effetto acciaccatura prodotto dal rullo iniziato con una sola bacchetta).
È evidente che l’attacco a due bacchette simultanee (sia con il tamburo che con i timpani) essendo una forma evolutiva della tecnica più conosciuta e diffusa, è poco usato perché più difficile da mettere in pratica. Quando i direttori d’orchestra e gli ascoltatori prenderanno coscienza che anche l’attacco delle percussioni si può uniformare a quello degli altri strumenti, tutti dovranno per forza imparare ad eseguire l’attacco a due bacchette.

Posseggo due timpani “Ludwig” a pedale, che uso in banda, ai quali vorrei cambiare le pelli. Come debbo procedere? È vero che le debbo bagnare le pelli prima di montarle?

Le pelli sintetiche moderne vengono fornite già montate sui cerchi, perciò non vale più la regola del bagno…una volta riservato alle membrane naturali.
In estrema sintesi, per sostituire le pelli vecchie con le nuove, procedere nel modo seguente.

1) Per prima cosa, procurarsi un pezzo di legno abbastanza spesso e inserirlo sotto al pedale per bloccarlo (in modo che, appena si cominciano ad allentare le viti, non scatti in avanti).
2) Svitare tutti i bulloni e toglierli, rimettendone uno solo al suo posto, che servirà da guida per inserire il cerchio nello stesso modo nel quale si è già assestato.
3) Togliere le vecchie pelli e pulire il bordo della caldaia dai residui di polvere.
4) Passare sul bordo della caldaia un poco di grasso “nobile” (quello contenuto nelle piccole lattine per auto) e poi asciugarlo, in modo che ne resti una quantità invisibile e impalpabile.
5) Montare la nuova pelle rimettendo il cerchio nella stessa posizione di prima, servendosi del bullone di riferimento.
6) Cominciare a stringere ogni vite, preferibilmente, col sistema detto "a croce". Cioè agendo sempre sulla vite opposta a quella che si è già stretta. Raggiunta una discreta tensione, continuare stringendo le viti tutte di seguito (e non più "a croce"), con mezzo giro alla volta, ed infine con un quarto di giro.
Ottenuta una uniformità di tensione soddisfacente, si può passare alla prova più importante: quella del suono, che si effettua percuotendo la pelle in corrispondenza di ogni bullone.
Se il suono è uguale in tutti i punti toccati, vuol dire che la pelle è ben registrata. In caso contrario si dovrà agire con la chiave, allentando o stringendo, secondo il tipo di disparità esistente.
A questo punto si può, finalmente, passare all'accordatura vera e propria, sistemando gli indicatori (se il timpano ne è provvisto) in corrispondenza della relativa nota, ottenuta abbassando il pedale.
Per ottenere una buona e duratura accordatura, comunque, è preferibile lasciare assestare le pelli, suonando per un po' di tempo, e poi ripetere le operazioni descritte, smontando e rimettendo le pelli.

Quando e perché si devono smorzare le vibrazioni con i timpani?

Le vibrazioni si devono fermare quando è necessario dare alle note il loro giusto valore. In altre parole, un colpo del valore di un quarto va smorzato, altrimenti diventerebbe un valore più lungo e potrebbe interferire con le armonie degli altri strumenti. C’è da chiarire, però, che ci sono casi in cui la risonanza arricchisce il suono e non disturba. In queste situazioni non ci sono regole fisse e solo chi suona può decidere se è meglio smorzare le vibrazioni o lasciare l’alone. Naturalmente, per fermare la risonanza, in un “piano” basterà soltanto sfiorare la pelle, mentre nel “forte” occorrerà un movimento più deciso.

Perché quando smorzo le vibrazioni nel piano, si sente il rumore delle mani sulle pelli?

Quelli che fanno sentire i colpi delle mani sulle pelli, commettono l’errore di fermare le vibrazioni con lo stesso slancio che usano per suonare; invece bisogna usare lo slancio per suonare e la pressione per fermare le vibrazioni. Si tratta di due movimenti completamente diversi che bisogna imparare ad applicare contemporaneamente. Se poi il rumore viene causato anche nella fase di allontanamento, o distacco dalla pelle, è perché le dita, dopo aver pressato, vengono allontanate senza dispersione d’aria causando una sorta di “effetto ventosa”.

È vero che la velocità dei colpi, nel rullo sui timpani, può pregiudicare la qualità del suono?

Non è solo la velocità dei movimenti, ma anche il modo con il quale si “affondano” i colpi. Per ottenere un suono continuo, sopra tutto quando si usano bacchette molto dure, bisognerebbe dare alla pelle il tempo di vibrare, sfruttando il rimbalzo naturale. Se i colpi si susseguono troppo velocemente (e con violenza), smorzano le vibrazioni dei colpi precedenti e generano un pessimo suono. Il risultato, in questo caso, sarà un martellamento senza continuità vibratoria.

Su un vecchio metodo di batteria ho visto degli esercizi di ginnastica per sciogliere gli arti. Per quale ragione questi esercizi sono stati abbandonati e oggi non si usano più?

Succede in tutti i campi che le cose utili vengano abbandonate, mentre le cose da rinnovare vengono ancora usate. La ginnastica propedeutica era molto in voga verso gli anni 40, soprattutto per il tamburo e la batteria. Gli esercizi da fare erano molto semplici ed efficaci e miravano, più che altro, a facilitare le torsioni dei polsi e il movimento di rotazione di polso e avambraccio della mano sinistra, che impugnava in modo diverso. Oggi la ginnastica propedeutica, oltre che per la batteria, potrebbe essere molto utile anche ai tastieristi per sciogliere i polsi, che devono adattarsi a complicati movimenti di torsione, e per rinforzare le dita che devono reggere il peso di due pesanti bacchette.
Gli esercizi da fare (per chi usa la posizione a bacchette indipendenti) sono già stati proposti e sperimentati con il metodo “La marimba” (Milano 1998) e servono per ottenere un’impugnatura più stabile, una maggiore forza e indipendenza delle dita e per facilitare il movimento d’apertura e chiusura delle bacchette.

Qual è l’impugnatura a quattro bacchette più adatta per suonare sia la marimba che il vibrafono?

Tutte le impugnature possono andare bene per suonare sia la marimba sia il vibrafono, dipende da ciò che si deve suonare. Spesso un’impugnatura, che si è rivelata eccellente negli spazi ampi, non è ugualmente vantaggiosa in quelli stretti. Infatti, oltre che per marimba e vibrafono, capita di suonare brani a quattro bacchette anche per xilofono o, addirittura, per glockenspiel.
La cosa più ragionevole da fare consiste nell’imparare ad apportare delle piccole varianti alla propria impugnatura di base, come avviene in varie discipline sportive. In questo modo si possono suonare tutte le tastiere a percussione diretta e qualsiasi genere musicale usando sempre la stessa impugnatura di base.

RAGAZZO, SPAZZOLE...
All'attenzione del M° Buonomo. Salve maestro, mi chiamo Daniele e sono un batterista di Rimini. Vorrei porgerle i miei più sentiti ringraziamenti per gli inestimabili benefici che traggo leggendo la sua rubrica sulla rivista Percussioni (pur non suonando timpani e tastiere) e dal suo sito internet. La profondità del suo messaggio è sempre un forte stimolo alla riflessione. Mi permetto di chiederle un consiglio: potrebbe indicarmi degli esercizi per sviluppare al meglio il controllo delle spazzole? La ringrazio anticipatamente per il tempo che spero voglia concedermi, con grande stima ed affetto le porgo i miei più cordiali saluti.
Daniele

Caro Daniele, ti ringrazio per la tua bella lettera e approfitto dell'occasione per trattare, sia pure a grandi linee, un argomento richiestomi da molti altri lettori. Le spazzole d'acciaio, usate originariamente solo dai batteristi, hanno da tempo fatto il loro ingresso anche nelle orchestre sinfoniche. Per tale ragione, lo studio della tecnica di questo indispensabile complemento batteristico oggi interessa anche compositori e percussionisti. Al tempo dei night-club, in locali storici tipo l'Astoria di Milano o la Bussola di Viareggio, le spazzole erano le regine incontrastate delle 'ore piccole’: perché la stanchezza e le abbondanti libagioni imponevano solo musica soft. Questo però non significa che le spazzole vengano impiegate solo nella musica 'lenta: perché molti classici della musica da ballo (Samba veloce, Chorro, Bossa Nova, ecc.) ancora oggi si eseguono con una spazzola a sinistra e una bacchetta a destra. Con le spazzole si possono avere quasi tutti gli effetti timbrici e ritmici che si ottengono con le bacchette, ad eccezione del rullo stretto, che viene sostituito con lo strisciato. Naturalmente, per essere completi, bisogna anche imparare ad eseguire le varie combinazioni musicali (oltre che con la percussione vera e propria) anche con lo strisciato. Perciò, per sviluppare, come tu dici, al meglio il controllo delle spazzole è necessario conoscere prima i vari movimenti di base. Gli esercizi per acquisire una certa dimestichezza, prima della pratica 'sul campo’: si basano principalmente su movimenti circolari (in senso orario e antiorario), linee orizzontali e verticali e incroci. Nel primo caso si tracceranno dei cerchi (strisciando le spazzole in senso orario o antiorario), nel secondo, owiamente, linee orizzontali o verticali (dal centro al bordo o da un bordo all'altro) e nel terzo si strisceranno le spazzole con moto semicircolare, partendo dal centro della pelle, con le mani a forma di X, oppure dai bordi opposti fino ad incrociare al centro. Nell'esempio che segue, le frecce nere sfumate indicano la partenza delio strisciato incrociato e le frecce verdi sfumate il movimento di ritorno. Se si vuole fare il movimento inverso si parte dalle maniglie verdi sfumate (mani aperte) fino a richiudere le mani a forma di X.

Personalmente, per indicare uno strisciato continuo, uso anche un cerchietto sulla nota (che suggerisce il movimento circolare) e una freccia per segnalare che lo strisciato dev'essere concluso, seguendo la direzione della freccia, sulla nota di chiusura dell'altra mano.

A questi movimenti di base vanno aggiunte alcune varianti, applicabili a seconda dei ritmi che si devono eseguire, quali, ad esempio, una mano che esegue il movimento circolare e l'altra una sorta di mezzaluna, una mano (o tutte e due assieme) che enfatizza l'attacco al centro o ai bordi, con un accento, prima di iniziare lo strisciato, ecc. Da non sottovalutare, infine, la giusta apertura delle spazzole (che, per esempio, conviene tenere mezze chiuse per uno staccato o per colpi a sparo) e la ruvidezza delle pelli per un maggiore attrito. Esistono diversi metodi (compresi quelli del sottoscritto) con esercizi specifici per le spazzole. Ma, se già conosci bene i movimenti di base, ti consiglio di adattare allo scopo esercizi e letture di un qualsiasi metodo per tamburo e batteria. Siccome il suono degli strumenti suonati con le spazzole si ottiene in massima parte mediante sfregamento, fai, però, attenzione alle's...fregature’.
Con i miei più affettuosi auguri.

Antonio Buonomo

Dal numero di ottobre 2003 della rivista Percussioni
per un maggiore approfondimento vedi anche il link didattica