Antonio Buonomo, 40 anni di attività. Percussionista, autore e didatta di fama internazionale che nel corso della sua carriera ha conosciuto stelle di primissima grandezza del firmamento musicale come Stravinski e Hindemith…
… Quando parla con affetto delle cose che lo riguardano senti che sono realmente la sua vita e non elementi necessari di un ruolo scelto per vivere… Nel suo studio, fra targhe premio, manifesti e foto, che testimoniano uno straordinario percorso artistico, parliamo per qualche ora del suo lavoro e dei suoi ricordi.

Che peso ha avuto nella sua carriera l’incontro con musicisti che hanno fatto la storia della musica come Stravinski e Hindemith?

Un peso enorme perché solo il contatto con grandi compositori, direttori e interpreti può far maturare un esecutore al punto che la pagina scritta da un altro diventa un mezzo per esprimere la propria personalità artistica. In effetti, l’esecutore di musica scritta da altri si può paragonare all’attore che, di volta in volta, deve immedesimarsi in personaggi diversi.


Il critico musicale del Corriere della sera, Paolo Isotta, l’ha definita una vera autorità nel campo del ritmo: percussionista solista di fama internazionale e virtuoso del ramo… Dal suo video, però, emerge un impegno anche nel campo della composizione e della direzione. In quali di queste funzioni si sente più realizzato come persona e come musicista?

"Paolo Isotta è uno scrittore e critico musicale molto sensibile e preparato, ma nel mio caso credo sia stato troppo generoso…È molto difficile rispondere perché si tratta di mansioni artistiche strettamente collegate fra loro che, almeno per me, è arduo separare. Penso, però, che tutti gli insegnanti dovrebbero saper scrivere per i loro strumenti e preparare gli allievi a seguire ed interpretare qualsiasi brano musicale anche attraverso il gesto del direttore d’orchestra…


A proposito di scrivere per i propri strumenti, lei è stato uno dei primi in Italia a puntare sull’accoppiata vincente libro musicale - supporto audio e, recentemente, video. È stata una sua intuizione, o una scelta delle case editrici?

Ho sempre pensato che il metodo scritto fosse un mezzo di comunicazione incompleto e già "L’Arte della percussione" e "il Batterista autodidatta", scritti negli anni 60 assieme a mio fratello Aldo, erano corredati da dischi dimostrativi. Gli audiovisivi, a mio avviso, rappresentano il migliore sostegno didattico disponibile oggi nel mondo della scuola musicale. Purtroppo, i maggiori costi da affrontare a fronte di una fascia di mercato esigua, come quella delle percussioni, spesso scoraggia le case editrici.


Tutti gli esecutori, prima o poi, approdano all’insegnamento. In quale momento della sua carriera è maturato questo proposito?

Non sono stato io a decidere, ma Nino Rota che, dopo avermi ascoltato in una sua opera, mi fece partecipare ad un concorso nel conservatorio da lui diretto (il “N. Piccinni” di Bari) dove ho insegnato tre anni, prima di passare al Conservatorio di Napoli e, successivamente, a quello di Roma.


Sappiamo che lei è stato uno dei primi in Europa a proporre concerti di sole percussioni. Quali e quante difficoltà ha dovuto superare quando le percussioni erano ancora degli “oggetti misteriosi”?

…È stato necessario far capire a tutti che le percussioni erano autosufficienti, in quanto potevano esprimere tutti i parametri che costituiscono la triplice radice musicale. Vale a dire: armonia, melodia e ritmo.
Le difficoltà iniziali, costituite dalla mancanza di letteratura adatta per far capire la completezza dei nostri strumenti, le abbiamo superate scrivendo noi stessi le composizioni che suonavamo.


Vuol parlare dell’attività che “Tempo di percussione” ha svolto e che continua a svolgere?

Il gruppo è nato soprattutto per far conoscere alle masse popolari la musica contemporanea, scritta espressamente per gli strumenti a percussione, che viene immancabilmente trascurata dalle varie istituzioni musicali…


Quali pezzi contiene il vostro LP ed a quale tipo di pubblico pensa possa interessare la vostra musica?

Per un gruppo che riesce a tenere contemporaneamente (com’è stato detto recentemente) i piedi nel passato e la testa nel futuro era d’obbligo sintetizzare tre momenti… quindi, musica popolare primitiva, classica e contemporanea… Per noi non esiste un tipo di pubblico, ma il pubblico, perché i nostri concerti si svolgono nelle scuole (dalle elementari all’università)…ma anche nei teatri, sale da concerto, ecc. perché soprattutto dove la musica è di casa c’è …da recuperare qualcosa.


La percussione, quindi, serve anche per comunicare?

Certo, la percussione e la musica in genere, nascono e si evolvono come necessità comunicativa.
Significativo in tal senso è il tamburo di legno africano (erroneamente detto Tam-Tam) impiegato per trasmettere messaggi a distanza…


Alcuni anni fa in uno storico e provocatorio concerto, al Teatro delle Arti di Roma, John Cage volle dimostrare che la musica d’oggi non poteva vivere solo di suoni. Lei che, attraverso le pagine del nostro giornale ha spiegato la musica contemporanea ai giovani, è d’accordo?

Penso che in musica bisognerebbe usare tutto quello che è possibile, senza alcuna limitazione o pregiudizio…Nel 1981, in una rassegna di musica contemporanea, è stata eseguita, con grande successo, “Vuoto”; una mia composizione, che io ho definito di musica visiva perché gli esecutori facevano solo finta di suonare…
Nell’introdurre l’esecuzione spiegai che: “La musica contemporanea, considerata nella sua globalità di arte scienza, non può essere circoscritta ai soli tre elementi fondamentali, ossia: ritmo, armonia e melodia. L’interpretazione di un ritmo, attraverso la visione di gesti ordinati musicalmente, l’effetto sonoro, dato dalla nostra mente all’evento gestuale effettuato su strumenti a noi noti, costituiscono elementi tali da sovvertire una fruizione finora limitata soltanto all’evento acustico.”


Quali consigli può dare ai ragazzi che iniziano lo studio della batteria e delle percussioni?

È fondamentale per un principiante iniziare con un buon insegnante, anche se ciò può comportare dei sacrifici quali, ad esempio, spostamenti dal luogo di residenza. Si dice che chi trova un amico trova un tesoro, ma chi trova un buon insegnante ha risolto il problema della sua vita.


I suoi impegni per il futuro?

Per i prossimi due mesi, la preparazione della “Mass” di L. Bernstein in mondovisione, con l’orchestra del conservatorio, e la prima mondiale della “Missa Solemnis pro Jubileo” di Franco Mannino, con il Teatro dell’Opera di Roma, al Colosseo. In quest’ultima opera sono assistente del direttore d’orchestra e consulente musicale per gli strumenti etnici. Per il futuro: seminari e Master class all’estero e le videoconferenze su Internet.


Scusi maestro, ma che vitamine prende per sostenere questi ritmi?

Capisco cosa vuole dire. Invecchiare è nell’ordine naturale delle cose, ma la passione è una molla che non conosce età. Una volta, quando suonavo nell’Orchestra del Teatro “San Carlo” di Napoli, insegnavo al locale conservatorio “S. Pietro a Majella", dirigevo l’Ensemble “Tempo di percussione” ed ero dirigente sindacale, per il fatto che andavo sempre di corsa, mi hanno urlato dietro: (traduco dal napoletano) “Se di qua a cent’anni la morte ti dovesse cercare non ti trova!”…

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interviste di: Sandro Petrone, Carmelo Pittari, Vincenzo Ridolfi, Claudio Poggi, Rita Fratino e Marina De Rosa.