INTERPRETAZIONE MUSICALE

L’interpretazione riguarda, sia la lettura dei segni d’espressione sia le accentuazioni che regolano il disegno ritmico e melodico. Ne consegue che, per ottenere una corretta esecuzione, non è sufficiente l’interpretazione dei segni dinamici che determinano i coloriti, ma è necessario imparare a “parlare” musicalmente dando ai vari frammenti che compongono il discorso musicale il giusto rilievo.
L’acquisizione di tutti i dettagli tecnici riguardanti il tipo di movimento articolare, la valutazione delle distanze di percussione e la giusta velocità, concorreranno a fissare i presupposti per ottenere una buona interpretazione (pp. 83-92 metodo “La Marimba”).

Bisogna cominciare con un ascolto veramente critico di se stessi, sin dai primissimi esercizi.
Un forte, ad esempio, non deve mai essere violento e legnoso; mentre un pianissimo non può essere considerato soltanto un suono che si sente meno degli altri al punto da risultare una pausa.
La vera musica non è mai quella che si suona, ma quella che risulta all’ascolto.
In altre parole, a parte la minore o maggiore intensità, non si deve mai rinunciare al cosiddetto “bel tocco” e all’incisività.

Per raggiungere il controllo dei vari tipi di colpo, e quindi il dominio della tecnica, bisogna iniziare a capire la differenza di percussione che c’è tra i due estremi espressivi, ossia tra il legato e lo staccato. Successivamente si potrà passare alla realizzazione dei vari effetti intermedi; vale a dire dello staccato legato, dello staccato leggero, ecc. E’ chiaro che il legato di uno strumento a percussione non si potrà mai paragonare a quello ottenuto da un flauto o da un violino. Tuttavia, accarezzando i tasti, senza irrigidire minimamente le articolazioni, si riescono a produrre dei suoni abbastanza ravvicinati.