UNA COPPIA SEMPRE ALLA RIBALTA: I PIATTI A DUE

A tutti sarà capitato, almeno una volta, di soffermarsi ad ammirare le evoluzioni del piattista al passaggio di una banda musicale. Questo strumentista che, a volte, ruba la scena persino alle majorette, oltre a sostenere il ritmo della marcia assieme alla cassa, ha quasi l'obbligo di compiere movenze e gesti coreografici che entusiasmano grandi e piccini.

Anche in orchestra il piattista è un personaggio di primissimo piano; tanto è vero che nei concorsi, pur di accaparrarsi un elemento che sa suonare bene i piatti, molte volte, si passa sopra a carenze su altri strumenti ritenuti (anche se torto) più blasonati. Questo perché un solo colpo di piatti, eseguito in modo corretto e tempestivo, può accentuare l'intensità emotiva di un contesto scenico e/o musicale.
A riprova di quanto affermato ci vengono in mente due situazioni di grande drammaticità che vale la pena di citare: una prima, immortalata dal famoso film di Hitchock “L'uomo che sapeva troppo”, nel quale il killer si serve di un colpo di piatti per coprire lo sparo; ed una seconda che ha fatto guadagnare un pollice in su, da un famoso direttore d'orchestra, ad un nostro collega. In quest'ultimo caso (epilogo dell'opera Boheme di Puccini), avevamo suggerito di sostituire con i piatti a due il colpo di piatto sospeso che c'è dopo l'ultimo disperato grido di dolore dell'inconsolabile Rodolfo alla morte di Mimì.

La comparsa dei piatti in orchestra risale alla metà del 1600 ma il merito della loro diffusione, ed uso regolare, si deve a Gluck che li inserì nell'opera “Ifigenia in Tauride”.
Così, come le castagnette (macho e hembra), anche i piatti, detti per l'appunto a coppia, si distinguono in maschio e femmina.
Il maschio si riconosce per il suono leggermente più acuto e argentino e, generalmente, s’impugna con la mano destra.

I piatti si suonano, com’è noto, percuotendoli l'uno contro l'altro in posizione leggermente obliqua (fig. 1). Se dovete comprare una coppia di piatti non accontentatevi di testarli in negozio o alla fiera, ma chiedete di poterli provare in banda o in orchestra. Può accadere, infatti, che un paio di piatti, che suonavano in modo meraviglioso da soli, portati in orchestra non riescano ad amalgamarsi perfettamente con archi, legni e ottoni. Come certi triangoli che, essendo poveri di armonici, danno suoni definiti sporcando le armonie degli altri strumenti.

La fase più delicata da affrontare, con una coppia di strumenti nuovi, è quella iniziale. Non a caso si dice che i piatti, prima di dare il meglio, devono “fare la faccia”.
Con quest'affermazione si vuole intendere che suonando il metallo si rimodella; cioè prende la forma più idonea per l'impatto.
In questo modo diminuisce il rischio di soffocare le vibrazioni con una compressione troppo violenta e migliora anche il suono.

Il suono dei piatti, oltre che dalla loro qualità e dall’abilità dell’esecutore, dipende anche dal peso. Per avere uno spessore che dia un suono consistente e duraturo si dovrebbe, ad esempio, avere un peso non inferiore a 1,700 kg per ogni piatto (considerando un diametro da cm 41 a 45).

Gli effetti ottenibili dai piatti sono tanti e, ovviamente, non si possono esaurire in questo contesto. Tra i principali effetti, più noti ed usati, possiamo annoverare: i cosiddetti piatti oscillanti, ossia i piatti percossi e alzati verso l'alto; i colpi secchi smorzati al petto; il rullo e i vari tipi di strisciato.
Va detto subito che la pratica di alzare i piatti verso l'alto, dopo averli percossi, non ha solo una funzione coreografica ma serve anche ad allungare, e a far “viaggiare” meglio, la vibrazione.
Anche per i piatti, come per tutti gli altri strumenti, una buona impostazione è alla base dei futuri miglioramenti. Se si parte con una buona impugnatura si eviteranno guai fisici, quali antiestetiche e fastidiose callosità alle mani, e il suono, difficilmente, potrà essere confuso con lo starnuto di qualche… ascoltatore raffreddato.

È consigliabile evitare di mettere dischi di materiale isolante o cuscinetti, sulla campana dei piatti, che potrebbero bloccare parte delle vibrazioni. Per non farsi male (e ottenere il massimo della vibrazione) è meglio imparare ad impugnare e a suonare con la tecnica giusta.

Gli effetti più difficili da realizzare, dopo aver imparato la tecnica di base, sono: il rullo e lo strisciato.
Il rullo si ottiene sfregando i piatti l'uno contro l'altro in senso rotatorio. Per ottenere un suono continuo e omogeneo è necessario impugnare i piatti tenendo le dita lontano dalla campana. In tal modo si assicura un gioco sufficiente per l'oscillazione e la vibrazione in velocità.
Certo, questo interessante effetto, tanto caro a Wagner, si eseguirebbe meglio con dei piatti leggeri. Sfortunatamente, non sempre i modelli leggeri vanno bene anche per i colpi isolati e le “strappate”. Meglio usare, quindi, una coppia di peso e dimensioni medie per suonare tutto con i migliori risultati.

I modi più usati per eseguire lo strisciato sono due. In quello più conosciuto si parte con i piatti vicini (in modo che il bordo superiore del piatto destro tocchi il bordo inferiore di quello sinistro) e, strisciando i piatti fra loro, si esegue un movimento ascendente con la mano destra e discendente con quella sinistra. Se lo strisciato è lungo, conviene eseguire anche una mezza rotazione, spostando verso destra il piatto che sale e verso sinistra quello che esegue il movimento inverso. In tal modo, alla fine, ci si troverà nella posizione opposta a quella di partenza (fig. 2). Questo sistema ha la stessa funzione del "numero otto" che si forma sul tamburello, quando si esegue il rullo con il pollice, per non interrompere il suono.

L’altro strisciato si ottiene appoggiando il bordo di un piatto, tenuto quasi in orizzontale, nella zona centrale dell'altro piatto, tenuto in posizione quasi verticale. Questo tipo di strisciato, essendo limitato a meno della metà del piatto, ha una durata inferiore all'altro ma, in compenso, è più incisivo e più facile da eseguire (fig. 3).

Per ottenere colpi secchi, infine, bisogna avvicinare velocemente i piatti al petto, dopo la percussione. In questo caso le vibrazioni si smorzano meglio… nella “stagione invernale”, cioè quando si può indossare una giacca di stoffa piuttosto pesante.
Fig. 1
Fig. 2
Fig. 3